Di Alex (del 20/10/2008 @ 00:00:01, in Robotica, letto 3334 volte)
Questa è una sfida che mi piace! Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre si concluderà la Lunar Robotics Challenge dell’European Space Agency (ESA).
Ben due robot in finale sono italiani e le squadre appartengono all' Università Statale e alla Scuola superiore S. Anna di Pisa. Stiamo parlando di robotica lunare e della più importante competizione europea dedicata a ricercatori e studenti impegnati nella costruzione di robot. La finale si svolgerà all’interno del cratere di un vulcano spento a Tenerife nelle isole Canarie. Nella precedente gara, superando i progetti di decine di team giunti da ben 17 paesi dell’Ue, si sono qualificate otto squadre, di cui ben due italiane. Il primo automa è stato realizzato dalla squadra del Centro di ricerca Piaggio della facoltà di Ingegneria dell’università di Pisa e si chiama David. Ha una caratteristica che lo rende unico al mondo. E' dotato di un braccio robotico che viene lanciato da un cavo telecomandato e permette di raggiungere un oggetto lontano diversi metri anche in assenza di gravità. Inoltre dispone di ruote speciali in grado di muoversi senza problemi su superfici sabbiose e superare ostacoli con grande facilità. Una macchina capace di muoversi in condizioni ambientali proibitive spiegano Antonio Bicchi, ordinario di robotica all’ateneo pisano che ha coordinato la ricerca e Adriano Fagiolini, dottorando all’ateneo pisano e team manager della squadra. David sa muoversi su terreni impervi e in luoghi privi di luce, coperti dalla sabbia lunare, che è molto abrasiva e potenzialmente dannosa per i meccanismi del veicolo, esposti inoltre alle radiazioni dovute all’assenza di atmosfera.
Il secondo robot italiano è stato invece realizzato da studenti e ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna (i cui laboratori sono diretti dai professori Paolo Dario e da Maria Chiara Carrozza, rettore della scuola). Si chiama Pesapod, nome derivato dalla crasi fra esapode, Esa e la città di Pisa. E' appunto un robot a sei zampe. Ha come punto di forza un meccanismo collocato su una delle zampe anteriori del robot, afferma Stefano Roccella, ricercatore della Scuola S.Anna. Questo dispositivo è utilizzabile come una benna per scavare, raccogliere e proteggere il materiale lunare prima di depositarlo nell'alloggiamento del lander. Il robot può anche depositare sul percorso dei piccoli ripetitori che amplificano il segnale di comando, rendendolo più stabile. Se uno dei nodi della rete alla quale è collegato dovesse smettere di funzionare sarà così possibile riconfigurare la rete senza interrompere la comunicazione. Infine una stereocamera e due telecamere di prossimità permettono la manipolazione precisa del materiale. Gli otto robot in gara sulla luna artificiale per superare la prova dovranno entrare dentro un cratere di un vulcano spento (che simula un cratere lunare) e svolgere alcune manzioni, come la raccolta di materiale: roccia e sedimenti. L'ultima fase consisterà nel trasportarle al "campo base" districandosi in un ambiente pieno di ostacoli. Con vero orgoglio nazionale, invio un "in bocca al lupo" ad entrambe le squadre!
Di Alex (del 06/10/2008 @ 11:33:49, in Robotica, letto 2696 volte)
I concorrenti sono: Elbot, Eugene Goostman, Brother Jerome, Alice, Jabberwacky e Ultra Hal. Parteciperanno, domenica prossima, mischiati agli originali, ad una gara in cui tenteranno di farsi passare per esseri umani.
A giudicarli, saranno persone vere.
Il test fu ideato più di cinquant'anni fa dal grande matematico Alan Turing che voleva capire se una macchina è in grado di pensare. Il test in realtà è semplice: verranno poste le stesse domande a una macchina ed a un essere umano per un tempo massimo di cinque minuti, senza sapere chi dei due sia l'intelligenza artificiale: bisognerà dedurlo dalle risposte.
Se una delle macchine, ingannando almeno il trenta per cento dei suoi esaminatori, riuscirà a farsi passare per un umano, il suo creatore vincerà il Premio Loebner per l'Intelligenza Artificiale, di ben 100.000 dollari oltre ad una medaglia. L'impresa non è facile, finora nessun computer è riuscito a superare il test di Turing. In ogni caso però, secondo il professor Kevin Warwick dell'Università di Reading, verrà dimostrata solo la capacità di una macchina di ingannare l'uomo simulando una conversazione: nel test di Turing "conta più l'apparenza rispetto all'autocoscienza", ha confessato. Questi studi sono importantissimi, se vogliamo presto un robot in ogni casa, come ha preconizzato un anno fa Bill Gates. Bisognerà fare passi da gigante
con le interfacce naturali ed oltre al riconoscimento della voce umana e alla possibilità di esprimersi parlando invece che attraverso il monitor (capacità già acquisite) , i nuovi replicanti, intelligenti come HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio dovranno anche saper interagire con noi, capendo al volo i nostri pensieri e le nostre intenzioni.