| Questa è una sfida che mi piace! Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre si concluderà la Lunar Robotics Challenge dell’European Space Agency (ESA).
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Ben due robot in finale sono italiani e le squadre appartengono all'
Università Statale e alla
Scuola superiore S. Anna di Pisa. Stiamo parlando di
robotica lunare e della più importante competizione europea dedicata a ricercatori e studenti impegnati nella costruzione di robot. La finale si svolgerà all’interno del cratere di un vulcano spento a
Tenerife nelle isole Canarie. Nella precedente gara, superando i progetti di decine di team giunti da ben 17 paesi dell’Ue, si sono qualificate otto squadre, di cui ben due italiane. Il primo automa è stato realizzato dalla squadra del
Centro di ricerca Piaggio della facoltà di Ingegneria dell’università di Pisa e si chiama
David. Ha una caratteristica che lo rende unico al mondo. E' dotato di un braccio robotico che viene lanciato da un cavo telecomandato e permette di raggiungere un oggetto lontano diversi metri anche in assenza di gravità. Inoltre dispone di ruote speciali in grado di muoversi senza problemi su superfici sabbiose e superare ostacoli con grande facilità. Una macchina capace di muoversi in condizioni ambientali proibitive spiegano
Antonio Bicchi, ordinario di robotica all’ateneo pisano che ha coordinato la ricerca e
Adriano Fagiolini, dottorando all’ateneo pisano e team manager della squadra.
David sa muoversi su terreni impervi e in luoghi privi di luce, coperti dalla sabbia lunare, che è molto abrasiva e potenzialmente dannosa per i meccanismi del veicolo, esposti inoltre alle radiazioni dovute all’assenza di atmosfera.
Il secondo robot italiano è stato invece realizzato da studenti e ricercatori della
Scuola Superiore Sant’Anna (i cui laboratori sono diretti dai professori
Paolo Dario e da
Maria Chiara Carrozza, rettore della scuola). Si chiama
Pesapod, nome derivato dalla crasi fra
esapode,
Esa e la città di
Pisa. E' appunto un robot a sei zampe. Ha come punto di forza un meccanismo collocato su una delle zampe anteriori del robot, afferma
Stefano Roccella, ricercatore della Scuola S.Anna. Questo dispositivo è utilizzabile come una benna per scavare, raccogliere e proteggere il materiale lunare prima di depositarlo nell'alloggiamento del lander. Il robot può anche depositare sul percorso dei piccoli ripetitori che amplificano il segnale di comando, rendendolo più stabile. Se uno dei nodi della rete alla quale è collegato dovesse smettere di funzionare sarà così possibile riconfigurare la rete senza interrompere la comunicazione. Infine una stereocamera e due telecamere di prossimità permettono la manipolazione precisa del materiale. Gli otto robot in gara sulla
luna artificiale per superare la prova dovranno entrare dentro un cratere di un vulcano spento (che simula un cratere lunare) e svolgere alcune manzioni, come la raccolta di materiale: roccia e sedimenti. L'ultima fase consisterà nel trasportarle al "campo base" districandosi in un ambiente pieno di ostacoli. Con vero orgoglio nazionale, invio un "in bocca al lupo" ad entrambe le squadre!
[Fonte: Il Corriere della Sera]