Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
| Jimmy Wales annuncia l'intenzione di inserire nei suoi articoli i video, creando quindi un ipertesto multimediale con contenuti visuali di qualità. |
E' veramente un'ottima notizia secondo me, perchè rappresenta la quadratura del cerchio. Quello che YouTube non può fare, ovvero selezionare gli User Generated Contents secondo criteri che apparirebbero come censura, è invece assolutamente naturale nel caso di una enciclopedia che utilizza il materiale multimediale come complemento al testo e seleziona con cura i contenuti più adatti. "La speranza è quella di costruire un enorme archivio di materiale storico, di discorsi politici, di documentari e di qualsiasi altra cosa" - ha dichiarato Jimmy Wales.
| Google, con gli ingenti mezzi di cui dispone, potrebbe facilmente realizzare una sua distribuzione Linux e invece punta tutto sul browser Chrome in attesa che i tempi siano maturi per lo switch epocale che renderà obsoleti i sistemi operativi classici. |
Secondo l'articolo pubblicato dal Prof.
Michael Nelson della
Georgetown University di Washington DC sulla rivista
Science, nel giro di cinque anni ben l’80% delle operazioni al computer non si faranno più servendosi dei software installati nel pc di casa ma attraverso il
cloud computing.
Applicazioni, fogli di calcolo e videoscrittura, ma anche giochi (come proposto da
OnLive) forniti da vari provider. Mentre gli utenti, sollecitati dai battages pubblicitari, non vedono l'ora di mettere le mani su
Windows 7 o
Snow Leopard, sotto sotto si sta preparando un nuovo modo di usare il pc, adottando i programmi installati sui server remoti, come adesso facciamo con
Youtube,
Picasa e
Google Docs. Invece di usare l'ultima
costosissima suite da ufficio per scrivere una lettera o inserire una nota spese in un foglio di calcolo a 64 bit, ci potremo collegare tramite Internet ad una versione online (gratuita per l'utente e pagata dalla pubblicità) salvando i documenti su di un hard disk virtuale, ma anche semplicemente in locale, sul proprio PC, se si temono incursioni di hacker che mettano a repentaglio i propri dati sensibili. Afferma sempre
Michael Nelson: "Il Cloud computing ha raggiunto attualmente un grado di evoluzione pari a quello raggiunto da Internet nel 1993 . Sono stati decisi gli standard di base e tutto si deciderà nel giro di due-tre anni". Gli scenari possibili sono tre:
1) Tante nubi diverse, ciascuna fornita da un diverso provider, non interconnesse tra loro e molto spesso a pagamento.
2) Più nuvole che possono condividere i dati ma non le applicazioni, essendo queste gestite da diversi provider proprietari ciascuno indipendente dagli altri.
3) Infine lo scenario più interessante: un’unica enorme nuvola che metta tutto a disposizione di tutti, con livello di connessione tra utenti e gestori massimo.
Da queste premesse nasce una mia personale considerazione. Chi meglio del gigante di
Montain View Google dispone dei mezzi per avviare una simile rivoluzione? Molte organizzazioni hanno già abbracciato la filosofia della ’nuvola aperta'. Tra queste il Forum Open Grid, l’Open Science Grid, (consorzio universitario guidato da Google e Ibm) ed altre 200 tra cui
Canonical con il suo progetto
UbuntuOne.