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I giornali USA in crisi se la prendono con Internet
Di Alex (del 09/04/2009 @ 09:25:11, in Internet - Web 2.0, letto 2381 volte)

Quello che è stato un enorme progresso della comunicazione negli ultimi anni potrebbe essere archiviato per non aver saputo trovare un business model adeguato.
Parte da Ruperth Murdoch l'ennesimo attacco alla Rete, vista ancora una volta come la fonte di tutti i mali, invece che un'opportunità a favore di tutti. Dopo la demonizzazione del P2P ecco, che in difesa del copyright, antiquato ma intoccabile, si cerca di arginare la moria dei quotidiani che scelleratamente regalano link verso i propri contenuti a Google che li indicizza gratuitamente, agli aggregatori di notizie che li classificano in buon ordine ed ai blogger che li utilizzano per creare una rete di opinioni che arricchisce e completa democraticamente gli articoli dei citizen journalist. Senza minimamente considerare che gli stessi giornali pescano abbondantemente (e gratuitamente) fra i tanto vituperati contenuti della Rete prodotti dalla gente comune, in una sinergia ormai apprezzatissima ed insostituibile. Ma saranno gli stessi utenti, ormai abituati ai meccanismi di condivisione e partecipazione libera del web 2.0 a decretare il fallimento di un eventuale ritorno al passato, con i portali dei quotidiani accessibili solo previo abbonamento e l'impossibilità di inserire i contenuti dei giornalisti professionisti nei loro blog. Personalmente io sarei d'accordo a finanziare tutto quello che è vincolato da un diritto d'autore riformato (articoli, ma anche musica, film e software) con una tassa da versare mensilmente al provider, un po' come già avviene per la musica con Comes with music di Nokia. Ma credo che sia solo un'utopia, visti i colossali interessi in gioco ed il numero degli attori che vorrebbero accaparrarsi la loro piccola quota nella filiera, spesso lasciando solo le briciole ai veri proprietari dei diritti.