Dopo 17 anni di sviluppo,
Polaris, un programma sviluppato dai ricercatori dell'
Università di Alberta, ha battuto in un match "
Uomo contro Macchina" i campioni del mondo umani. A prima vista sembrerebbe che l'intelligenza
artificiale abbia fatto un clamoroso progresso segnando un "
quantum leap" rispetto alla prestazione di
Deep Blue che,
nel lontano
1997, girando su di un sistema
RS/6000 IBM con
256 microprocessori in parallelo, battè a scacchi il campione del mondo
Garry Kasparov in un match di sei partite. Dopo ben 11 anni, i programmi scacchistici
(girando su di un normale PC!) sono ancora migliorati, come nel recente match vinto contro un altro campione del mondo,
Vladimir Kramnik. Ma, senza nulla togliere ai meriti di
Polaris,
la vittoria scacchistica è stata più significativa. Gli scacchi sono un gioco a
informazione completa, il caso non ha alcuna importanza. A poker può capitare una cattiva mano, il giocatore può
bluffare e vincere lo stesso. In una partita a scacchi gli avversari (giocando lo stesso numero di partite col bianco e col nero) hanno esattamente le stesse possibilità. E' vero che anche negli scacchi la
psicologia ha un grandissimo peso, ma, a gioco corretto, ogni variante è comunque il risultato di un calcolo esatto e
bluffare non serve a nulla. Per questo un algoritmo
bruteforce con estensioni euristiche che riesce a valutare strategicamente
varianti di
20-30 mosse di profondità nel caso degli scacchi, prevedendo tutte le migliori contromosse avversarie
è molto più impressionante di
un altro che, anche se sofisticatissimo, ha
molte meno combinazioni da calcolare, minori elementi strategici da prendere in considerazione e oltretutto fa leva sull' elemento
bluff per influenzare l'avversario.